Festa di San Teodoro a Patti
La seconda domenica d’
agosto a Sorrentini, frazione di Patti, si celebra la festa di San Teodoro
che da antiche testimonianze risale al 1680. La particolarità di
questa festa, specialmente in passato, stava nel fatto che al Santo la
tradizione riconosce il potere di liberare le persone possedute dal
demonio, chiamati “ Spiritati”. Fino a qualche decennio
addietro, gli “ Spiritati” arrivavano anche da paesi lontani
della Sicilia e della Calabria, quasi sempre condotti da familiari e
parenti alla presenza del Santo,e , qui arrivati, incominciavano a
scuotersi, agitarsi, gridare, strappandosi le vesti di dosso, sputavano al
Santo, bestemmiavano o pronunciavano parole incomprensibili. Questi erano
poi costretti , da chi li accompagnava, a seguire la processione per tutta
la durata e se venivano liberati dal demonio gli si toglievano i vestiti,
che venivano bruciati, coprendoli con una coperta. La festa religiosa si
svolge con l’uscita della "Vara" che sorregge il Santo;
questa viene portata a spalla da portatori che, non appena sono disposte le
stanghe per sostenerla, iniziano il ” ballo “ del Santo. Non
appena il prete si avvicina alla porta principale, issano sulle spalle il
fercolo mimando a passo di danza la prima uscita sul ritmo della banda
musicale. Arrivati sulla soglia della chiesa, i portatori scendono il
fercolo dalle spalle e l’appoggiano sul braccio, dando inizio al
"ballo fermo" che consiste nel sollevare, da fermi, il pesante
fercolo al ritmo della banda con il solo movimento delle braccia. Mentre la
banda suona, i portatori lasciano il fercolo e si avviano verso
l’Altare Maggiore dove si inchinano e tornano indietro, dopo aver
effettuato sei giri di ballo inchinandosi e salutando. Questo rituale viene
ripetuto tre volte; alla quarta, durante il "ballo fermo",
incominciano a suonare a festa le campane e vengono esplosi mortaretti.
Subito dopo, il fercolo viene portato in piazza ed inizia la prima danza
all’aperto. Quindi si avvia verso la chiesa dedicata al Santo, ritornando alla chiesa Madre dopo
aver effettuato un altro giro di ballo.Questo rituale viene ripetuto tre
volte, dopo di che, i portatori, entrano in chiesa camminando
all’indietro. Era uso tra essi lasciare in pegno il proprio
fazzoletto per avere il privilegio di portare la "vara". Oggi ,
invece, si è arrivati al punto d’ingaggiare, a pagamento, i
portatori perché non si raggiunge il numero sufficiente.
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©2008 Testi e fotografie di Pippo Lombardo e Nino Principato
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