Uomini Illustri
Antonio Maria Jaci
Nato a Napoli il 15
ottobre 1739 da Nicolò, napoletano e da Agata Ferrara, messinese, la
sua città fu sempre Messina nella quale giunge ancora ragazzo, dopo
la morte dei genitori, per andare a vivere con lo zio materno Annibale. A
Messina si dedica allo studio della filosofia e della matematica presso il
Collegio dei Gesuiti, conseguendo la laurea in fisica, matematiche e
medicina. A soli 18 anni, nel 1757, decide di abbracciare la vita
ecclesiastica ma, arriverà al sacerdozio soltanto nel 1765, a causa delle sue
povere condizioni economiche. Nel 1780 si reca a Napoli dove il Collegio
Nautico ha bisogno di un professore, ma Jaci è povero e,
soprattutto, sconosciuto e senza alcuna raccomandazione. Senza speranza se
ne torna a Messina dove gli viene offerto l'incarico di docente di
Filosofia e Matematica presso il seminario Arcivescovile, con un
modestissimo compenso. Qui, su incarico dell'Accademia Peloritana dei
Pericolanti, realizza una perfetta meridiana all'interno della Cattedrale e
inventa l'"ampolletta mercuriale", d'importanza capitale per la nautica,
che consentiva l'esatto calcolo della longitudine durante la navigazione in
mare aperto. Pubblica, a causa delle sue modeste condizioni economiche, poche opere di alto
interesse scientifico mentre tutta l'altra sua cospicua produzione rimase
purtroppo manoscritta e dispersa:
" L'orizzonte della longitudine, ossia la nuova macchina con la
quale due osservatori, visionando gli astri, possono calcolare la
longitudine, la latitudine e l'azimut della nave " (1798);
"Dissertazione sulla facile soluzione delle equazioni cubiche e del
caso irriducibile con un solo metodo
" (1808); "La longitudine in mare, ovvero una nuova
aggiunta all'orizzonte" (1813).
Abbandonato da
tutti, ormai completamente cieco e con un modesto sussidio di 50 lire
mensili accordatogli nel 1812 dal Senato messinese, Antonio Maria Jaci
muore di apoplessia nella notte del 5 febbraio 1815 nella misera baracca
che egli stesso si era costruita dopo il terremoto del 1783.
2008
Testi e fotografie di Pippo Lombardo e Nino Principato
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