Uomini Illustri
Natale Masuccio
Nato a Messina nel 1561 ,
entra nell'Ordine di Sant'Ignazio di Loyola nel 1580 dove si dedica agli
studi di architettura, perfezionati e completati a Roma, una prima volta
nel 1586 e, una seconda volta, tra il 1597 ed il 1599. La Compagnia di
Gesù, presente in Sicilia sin dal 1548, quando i Gesuiti giungevano
a Messina richiesti dal Senato che assegnava loro edifici e la chiesa di
San Nicolò dei Gentiluomini, era un'autentica fucina di cultura ed
una scuola di architettura il cui programma edilizio tendeva,
principalmente, alla costruzione di chiese e collegi dell'Ordine.
Al ritorno da Roma,
dove aveva avuto anche modo di intraprendere gli studi di ingegneria
idraulica, nel 1599 la nave sulla quale si trova viene abbordata dagli empi
Saraceni e Masuccio,insieme ad altri compagni, trasbordato sulla feluca
corsara e destinato ad un'infame vita di schiavitù. Ma l'insperato
arrivo di galere con la rossa croce dell'Ordine di Malta salva tutti e
Masuccio viene condotto nell'isola maltese. Qui riceve grandi accoglienze
dal Gran Maestro Aloff de Wignacourt, cui era giunta l'eco della sua fama
come architetto. Il Gran Maestro lo incarica di progettare e realizzare un imponente
acquedotto, un'opera colossale ed irta di difficoltà che lo impegnerà
sino al 1610.
Nominato architetto ufficiale della Provincia gesuitica in
Sicilia, gli vengono affidati i lavori per le modifiche dei collegi di
Mineo presso Catania (1600-1602) e di Caltanissetta (1602 – 1603 ),
entrambi in corso di costruzione.
Ancora a Trapani, progetta la splendida chiesa del Collegio
gesuitico.
A Palermo, nel 1603, opera sostanziali trasformazioni nella
chiesa del Gesù o Casa Professa che era stata costruita nel 1564, su
progetto di Giovanni Tristano e nella sua città, Messina, dal 1604
al 1608 innalza il magnifico Collegio del suo Ordine con annessa chiesa
dedicata a San Giovanni Battista. Il
Senato messinese non manca di sfruttare le sue straordinarie
competenze d'ingegneria idraulica e gli commissiona, nel 1611, il
collegamento dell'acquedotto di Camaro divenuto insufficiente per le
esigenze della città, con le sorgive del fiume Bordonaro. Alla fine
di quell'anno, però, un
violento contrasto con il Padre provinciale Giordano Corsino
portò in breve alla sua espulsione dall'Ordine, nel 1616, con
l'obbligo di risiedere a Messina. Dove morirà in un torrido giorno
d'agosto del 1619, con la sola
soddisfazione di aver
potuto vedere inaugurato il suo acquedotto, il sabato Santo del 1617, ed aver
gettato la prima pietra del
monumentale Monte di Pietà, ancora oggi onore e vanto della sua
città, Messina.
2008
Testi e fotografie di Pippo Lombardo e Nino Principato
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