Dai monti al mare
I laghi di Ganzirri
Località che presenta da secoli un grande fascino,
meta irrinunciabile non solo per i turisti, ma anche per quei messinesi
ancora legati alle proprie radici storico-culturali, è Ganzirri. La
zona che circonda i due antichissimi, omonimi laghi o
“pantani”, sin dalla notte dei tempi è stata sede i
templi pagani che hanno alimentato leggende e misteriosi rituali
particolarmente suggestivi e affascinanti. Lo storico latino Solino (III
sec. d.C.) ricorda che un monumentale tempio dedicato a Nettuno, fatto
erigere da Orione, sorgeva tra il lago di Ganzirri e quello di Faro. Quando
i laghi vennero uniti con un
canale scavato dagli inglesi nel 1810, si rinvennero interessanti reperti e
massicce fondazioni attribuite, appunto, al tempio di Nettuno; le colonne,
addirittura, pare fossero state adoperate per la costruzione della
Cattedrale di Messina. A Faro, nella contrada denominata
“Margi”, esisteva un terzo lago in mezzo al quale sorgeva un
tempio, dicono le fonti storiche, di “ignoto Nume”. Secondo la
leggenda, le acque che lambivano l’edificio erano sacre al dio, al punto
che non se ne poteva scandagliare il fondo senza incorrere nel pericolo di
avere paralizzati gli arti che venivano a contatto con le venerate acque.
Di fronte al Pantano piccolo, invece, sorgeva l’antica città
di Risa (dal nome della principessa che la governava) che un cataclisma
fece sprofondare nel lago; ancora oggi, fra i vecchi del luogo,
c’è chi giura di averne scorto le strade e gli avanzi delle
abitazioni disseminate di colonne.
Tradizionale attività lavorativa e produttiva
esercitata nei laghi (oggi, soltanto nel pantano piccolo) è quella
della mitili-coltura. Nella guida “Messina e dintorni” del
1902, si legge in proposito: “Il lago è alimentato
d’acqua salata ed abbonda di ogni sorta di pesci e di squisiti frutti
di mare: in esso si pratica la coltura dei molluschi detti
“cocciole” (topes cardium), dei “cozzi” (mythilus)
e delle ostriche…Questi laghi erano nati, secondo Plinio, dopo il
disastroso terremoto che separò la Sicilia dal Continente”.
Risorse offerte dai laghi che già gli abitanti
sfruttavano economicamente nel sec. XVI e che il 15 ottobre 1791, con un
dispaccio reale della Segreteria di Guerra del Regno delle Due Sicilie,
venivano statuiti e disciplinati con la concessione gratuita al barone D.
Giuseppe Gregorio “di potere introdurre e fare allignare tutti e
qualsivoglia sorta di pesci nelli due laghi volgarmente detti del Pantano e
Pantanello, posti nella riviera del Faro, e con la libertà ai soli
marinai chiocciolari di poter pescare le sole chiocciole che si producono
in detti due laghi, e con lo espresso obbligo di dover pulire ognuno di
essi il loro recinto…”.
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