Home

 

 

  RIVIERA IONICA

 

  RIVIERA TIRRENICA

  

Conoscere Messina

La Storia

Le Ville

Le Biblioteche

I Musei

Uomini Illustri

I Monumenti

Le Fontane

I Palazzi

Le Chiese

Le Edicole votive

Gli Eremi

Le Feste Religiose

Arti e Tradizioni

Messina a Tavola

Galleria fotografica

C'era una volta...MESSINA

 

 

 

 

 

 

                                       

         

 

Cenni Storici

 

La Cittadella

Le Fortificazioni

Forti e Castelli

Il Porto

 

Messina, “ Porta della Sicilia”, ha conosciuto la potenza e il declino, l’espansione e la distruzione. Nonostante tutto i messinesi hanno sempre trovato la forza, la pazienza e il coraggio di riscrivere la loro storia che è antichissima, tanto antica che si è sempre scritto che: "... quando Messina c’era, Roma era campagna”.

Fondata da Calcidesi provenienti dalla Cuma degli Opici, la città che si chiamò Zancle dal disegno falcato del suo porto,  a seguito di ritrovamenti di  reperti archeologici  data le origini  ancora più lontane nel tempo.

Eusebio calcola che Zancle sia stata fondata nel 1757 a.C..  e che lo stesso nome Zancle sia d’origine siciliana:  infatti, nella lingua dei Siculi, “zanclon” significava falce.

I Greci , che successivamente arrivarono nella località abitata da indigeni Siculi, diedero agli Zanclei il loro primo re,  Zancleo, per il quale Orione avrebbe costruito la città e il porto.

Costretti in un brevissimo spazio tra la catena dei Monti Peloritani e il mare, si rivolsero ad altri territori, sia per motivi di difesa che per vivere con la coltivazione dei campi e con l’allevamento del bestiame: così fondarono Milae, oggi Milazzo.

La storia è fatta di distruzioni,  ripopolamenti e  rinascita,  ed  ha sempre caratterizzato la città nei secoli. Il suo destino è segnato principalmente dalla sua posizione geografica, ma anche da un forte indice di sismicità.

Nel periodo della romanità Messina fu uno dei più importanti appoggi per le truppe, le  navi e le armi di Roma contro Cartagine, tanto da essere proclamata “ federata di Roma” e capitale della Sicilia.

San Paolo vi predicò il Cristianesimo e San Bacchilo fu il suo primo Vescovo. A Messina si trasferirono e videro la luce molti Ordini Religiosi e S. Gregorio Magno, sulle rovine del tempio di Giove, edificò il suo monastero. Città Fantasma”.

 

 

 

Più tardi, contro i Saraceni, il popolo chiamò in aiuto i Normanni che si allocarono nel braccio di San Giacinto, oggi San Raineri.

I suoi abitanti, il 28 Aprile 1282, respinsero due incursioni di Carlo D’Angiò contro la città, bloccando le truppe francesi sulla piana di Milazzo e imprigionando il presidio  straniero con i suoi condottieri nella fortezza di Matagriffone: durante questi moti,  appaiono per la prima volta  Dina e Clarenza che guidano le donne eroiche della città. Tutt’ Italia parla con ammirazione del coraggio delle “ Donne  di Messina” che allertavano le truppe e lottavano contro gli avversari rovesciando loro addosso calce e macigni.

Nel 1535 la città accolse trionfalmente l’Imperatore Carlo V. Nel 1571 festeggiò  Don Giovanni D’Austria che veniva ad assumere il comando della flotta della Lega cristiana contro i Turchi, Lega vittoriosa a Lepanto e  della quale, al comando di alcuni galeoni, facevano parte gli ammiragli messinesi Tommaso Marquet e Vincenzo Marullo di Condoianni.

Messina, tra il 1537 e il 1647, si accrebbe di privilegi e di monumenti, tra cui spiccano le fortezze di Don Ferrante Gonzaga, l’arsenale sul braccio di San Raineri di Don Garzia di Toledo, la Palazzata di Emanuele Filiberto di Savoia.

Il 1° settembre 1847 alcune centinaia di rivoltosi armati  convennero in piazza del Duomo, gridando e agitando bandiere tricolori: “ Libertà! W Maria! W l‘Italia e Papa Pio IX”.

Il 27 luglio 1860 entrava trionfalmente nella città Giuseppe Garibaldi.

 Messina è stata distrutta dal terremoto del 5 febbraio 1783, da quello del 28 dicembre 1908 e, successivamente, dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, durante la quale venne definita “ Città Fantasma”.

 

 

 

 

©2008  Testi e fotografie di Pippo Lombardo e Nino Principato