I Monumenti
Il Gran Camposanto
Il Gran Camposanto di Messina
è espressione e sintesi del
senso d’arte e di signorilità della città,
testimonianza della
grandiosità con
cui veniva osservato il culto dei morti, con gusto e devozione.
Dopo il 1860
l’Amministrazione Comunale, dovendo provvedere alla necessità
di allestire un grande cimitero che rispondesse a precise norme igieniche,
con le prerogative di un grande luogo di pietà e culto, si rivolse
all’architetto messinese Leone Savoja, cattedratico di Ingegneria
Statica ed Idraulica all’Ateneo messinese, a soli trent’anni, e
Ingegnere Capo del Genio Civile.
Il Savoja, con eccezionale intuito, prescelse la
collina tra San Cosimo e Palmara e da qui ha saputo trarre un’opera
geniale ed imponente che solo
il suo spirito religioso poteva immaginare.
Il disegno ideato e
realizzato dal Savoja si muove solennemente dall’entrata principale,
per poi diramarsi in una rete di viali con destinazione monumentale. Le due
arterie, poste all’ingresso principale, portano alle parti più
alte della collina, e snodandosi nei due sensi, sono fiancheggiate da
cappelle gentilizie, tombe e da fitti filari di alberi ad alto fusto, per
lo più cipressi. In uno di questi viali è stato riposto il monumento dello stesso Savoja.
Più su, dopo una piazzetta, si arriva alla Galleria Monumentale, che
ha resistito molto bene al terremoto. Le possenti strutture, che sanno di
fortezza e di cripta di antiche basiliche, ancora oggi destano stupore ed
ammirazione nei visitatori. In questa Galleria si trova il monumento a
Giuseppe La Farina.
Poi, per altri viali secondari, si sale fino alla
spianata, una pianura ricoperta da monumenti funerari. Qui esiste una
chiesetta di stile gotico, chiamata Cenobio, perché luogo di santo
romitaggio e parte monumentale del Gran Camposanto. Qui, fin
dall’inizio, abitò e visse il Cappellano del Cimitero.
I lavori vennero iniziati nel
1865 e, ancora in corso, si
giunse all’apertura ufficiale il 22 marzo 1872, con la tumulazione
dei resti mortali di Giuseppe La
Farina, uno dei più ardenti fautori
dell’Unità d’Italia, traslati da Torino che li custodiva
fin dalla sua morte ed inviati a Messina perché riposassero nella
città natale. Il monumento venne realizzato dallo scultore messinese
Gregorio Zappalà.
Nella stessa
Galleria riposano i resti mortali di Felice Bisazza, illustre poeta stimato
in tutta Italia e di Giuseppe Natoli, patriota, giurista e uomo di Stato,
nominato ministro dell’agricoltura da Garibaldi e successivamente da
Cavour, poi ministro della Pubblica Istruzione con La Marmora. Il suo
monumento è stato scolpito dal messinese Letterio Gangeri.
Il Savoja non riuscì a completare la parte
artistica più rilevante, per mancanza di fondi, e con la sua morte,
avvenuta nel 1885, essa restò incompiuta.
2008
Testi e fotografie di Pippo Lombardo e Nino Principato
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