La Fontana di
Nettuno
Dirimpetto la Prefettura,
in piazza Unità d’Italia, si può ammirare la Fontana di
Nettuno. Dopo il successo
riportato con la Fonte
di Orione, il Senato messinese decise di commissionare, allo stesso
Montorsoli, una fontana dedicata al dio Nettuno. L’opera,ultimata nel
1557, venne collocata sull’ansa portuale di fronte alle mura della
città. Successivamente, con la costruzione della Palazzata, venne a
trovarsi in direzione della Porta della Dogana. Dopo il sisma del 1908, che
la danneggiò lievemente, nel 1934 il Prefetto Michele Adinolfi la
fece ubicare nel sito che occupa attualmente, con la statua di Nettuno
rivolta verso il mare. Il bacino è a pianta ottagonale, adornato
agli angoli da pannelli che raffigurano tridenti, conchiglie e delfini. In
corrispondenza dei lati corti sono poste delle vasche ovali che ricevono e
versano acqua attraverso teste di leoni. Sul bordo della vasca vi è
inciso il nome dello scultore, quello del viceré Giovanni Cerda, dei
Senatori e dei “ provvisori delle acque de li Camari”. Le
sculture isolate, ai bordi della vasca, danno maggiore rilievo ed imponenza
alla statua centrale. Nel
Rinascimento italiano la fontana di Nettuno rappresenta la prima
realizzazione di una nuova tipologia; tale innovazione, infatti,
costituì un esempio che determinò l'esecuzione di altre
fontane monumentali del tempo, nel resto d’Italia.
La fontana
rappresenta un’allegoria delle acque dello Stretto, dominate dalle mitologiche figure di
Scilla e Cariddi incatenate dal
dio del mare per renderle inoffensive. Nettuno, ritto nella sua maestosa
persona, ha nella mano
sinistra il tridente rivolto
verso l’alto e la destra sui mostri mitologici Scilla e Cariddi,
posti ai suoi lati in posizione di sudditanza. Scilla ha sembianze di donna
dalla cintola in su e la parte inferiore a coda di pesce; dal suo ventre
fuoriescono teste di cani latranti mentre il volto contratto rappresenta la
sofferenza per la stretta delle catene. Cariddi è raffigurata con il ventre peloso, la coda di
pesce e con sembianze di donna nella parte superiore; anche il suo volto,
che mette in risalto tratti molti duri, evidenzia rabbia per
l’impotenza dovuta alle robuste catene.
Originariamente, la
statua di Nettuno era rivolta verso la città, per esaudire un
desiderio di protezione del suo popolo e, non a caso, sotto i suoi piedi c’è un delfino, emblema
di Zancle.
Le statue di
Nettuno e Scilla non sono originali. La sirena, danneggiata dai
bombardamenti del 1848, venne conservata al Museo e sostituita nel 1857 da
una copia eseguita da Letterio Subba. Anche Nettuno venne rimosso e portato,
prima, nella Chiesa S. Maria Alemanna e, successivamente, al Museo; la
copia è stata eseguita da Gregorio Zappalà.
Il piedistallo
della fontana è decorato, nella parte superiore, da otto mascheroni
dalle fronti rugose e le guance gonfie per soffiare sul mare; le sculture,
collocate due per ogni lato, personificano i venti che sono sottoposti al
dio del mare, assoggettati al suo imperioso controllo. Alla base vi sono
scolpiti cavalli marini che
versano acqua.
2008
Testi e fotografie di Pippo Lombardo e Nino Principato
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