Itinerari archeologici nella provincia
di Messina
Risalgono al
“Paleolitico superiore” (10.000 anni fa, alla fine della
glaciazione di Wurm) le prime forme di insediamento umano nella Provincia
di Messina. Da allora e fino alla colonizzazione greca, iniziata a partire
dalla metà dell’VIII secolo a.C. con la fondazione di Naxos
nel 750° a.C. , il comprensorio messinese ha visto il succedersi di
stanziamenti e culture diverse, testimoniate dalla grandissima quantità
di reperti fittili portati alla luce, che hanno lasciato le impronte della
loro esistenza con la realizzazione di templi, teatri, strutture
fortificate, edifici termali, ville.
Messina, sede della
colonia greca di Zancle fondata intorno al 730 a.C., per le
disastrose vicende di terremoti e ricostruzioni poco conserva, “ in
situ” , delle testimonianze urbane di epoca arcaica. Tuttavia, sotto
la scalinata che da largo Avignone conduce alla sovrastante via degli Orti,
esiste una monumentale tomba a camera ipogeica di età classica, rara
a trovarsi in Sicilia.
Interessante in
contrada Bagni, a Spadafora, la
presenza di anelli di ancoraggio ed ancore romane che testimoniano
dell’esistenza dell’antica Nauloco, dove si svolse la battaglia
navale fra Pompeo e Ottaviano nel 36 a. C.. Rometta è importante
stazione preistorica per i ritrovamenti sulla sommità del Monte
Motta, del Palostraco e di
contrada Torrione, insieme alla
vicina Monforte San Giorgio (ritrovamenti di contrada Bonerba, monete e sepolcri di terracotta; contrada SS. Annunziata, dracme e cratere a
figure nere; contrada Pisterina,
vasellame decorato e ceramica d’impasto; colle Marra). L’antica
Artemisio è testimoniata dalle tracce di abitato romano nella collina Reilla a Santa Lucia del
Mela e dalle colonne con capitelli corinzi della chiesa
dell’Annunziata.
A Milazzo,
l’antica Mylae (716
a.C.) prescelta da Sesto Pompeo quale sua residenza
e dove edificò un sontuoso palazzo con parco e bagni termali, degne
di nota sono le testimonianze di epoca neolitica (contrade Scaccia e Badessa), greca (piazza San Domenico e contrada Albero) e romana (necropoli e
pavimento a mosaico nei pressi dell’ex convento di San Francesco di
Paola). Notevoli sono le necropoli di Vaccarella,
Sottocastello, piazza Roma, via XX Settembre, vie
Maio e Bertè.
Nell’arcipelago
eoliano, a partire dal
Neolitico e fino alla tarda colonizzazione greca, una serie quasi
ininterrotta di culture caratterizzò le “isole del sole”: a
Panarea, l’antica Enonymos sul promontorio del Milazzese, un abitato
capannicolo della media età del Bronzo (1430-1270 a.C. circa) e a
Filicudi, l’antica Phoenicusa, sulla montagnola di Capo Graziano, un altro abitato preistorico della prima età
del Bronzo a capanne ovali (XIX – XV sec. a. C.), testimoniano
l’antichità dell’insediamento umano nelle Eolie che data
dal Neolitico medio, negli ultimi secoli del V millennio a.C. . Salina,
l’antica Didyme, conserva insediamenti dell’età del
bronzo nelle contrade Serra dei
Ciunfi e della Portella. Ad
Alicudi, l’antica Ericusa, in contrada Fucile sono state rinvenute tombe con lucerne e vasi del IV
secolo a. C..
Nel 580 – 576 a.C., gruppi di
abitanti di Cnido e Rodi fonderanno la colonia di Lipàra
(l’odierna Lipari) che nell’area racchiusa dal Castello
conserva resti sovrapposti di capanne di quattro abitati preistorici; un
“bothros” di Eolo (fossa per offerte votive) della metà
del VI sec. a. C.; i resti dell’impianto urbano del II sec. a. C. (strade e
muri degli edifici); una torre fortificata di età greca; il parco
archeologico col Museo archeologico regionale eoliano. Altre importanti
testimonianze archeologiche si trovano nella contrada Castellaro Vecchio e piazza Monfalcone (rovine di una necropoli
e di stabilimenti termali) e nelle necropoli classiche delle contrade Santa Lucia, Sant’Anna, Diana,
Portinenti (ceramiche e vasellame
figurato di scuola locale del IV sec. a.C.).
A Barcellona Pozzo
di Gotto sono da visitare gli insediamenti preistorici delle contrade Femminamorta, Maloto, Feo e Cavaliere.
Sull’altopiano
che sovrasta i due villaggi di Rodì e Milici è ubicata
l’antica Longane, recintata da mura fortificate con torri quadrate
risalenti al V sec. a. C. (necropoli di Mustàco
e Monte Grassorella, acropoli
sul Monte Ciappa).
Una grande villa
romana della seconda metà del II sec. d. C., sulla strada nazionale
a Terme Vigliatore in contrada San
Biagio, insieme ai pavimenti in mosaico delle varie camere conserva, nel
“frigidarium” dell’impianto termale, un raffinato pavimento musivo bianco e nero decorato
con la più antica raffigurazione della caccia al pesce spada che si conosca.
A Novara di
Sicilia, l’antica Noa, rinvenimenti di epoca mesolitica e neolitica
sono stati effettuati presso la rupe Sperlinga (San Basilio), le contrade Grottazzi, Scilla, Maimone, S. Barbara e nel piano Casalini. Città censoria e stipendiaria in età romana, conserva tracce del basolato
della strada Consolare. Tripi, l’antica Abacaenum, è
importante centro neolitico e siculo, municipium
in età romana (sono da vedere gli scavi di Pizzo Cisterna e Portusa).
Interessanti sono ancora le necropoli di Basicò (contrada Prisa, Fontana del Fondaco, San
Giovanni) di Montalbano Elicona (contrada Fontana Murata) e di Falcone (contrada Conchi).
Tyndaris
(l’attuale Tindari) è una città voluta nel 396 a.C., da Dionigi il
vecchio di Siracusa, in una parte di territorio della città di
Abacaenum (l’odierna Tripi).
Delle antiche
vestigia rimangono l’impianto urbano a scacchiera con le tre
principali strade (“decumani”) intersecate ortogonalmente da
una serie di arterie viarie (“cardines”), a formare gli isolati
d’abitazione (“insule”), alcune con pregevoli mosaici
pavimentali databili al III sec. a.C.; il teatro edificato verso la fine
del IV sec. a.C. con la
“cavea” rivolta verso il mare secondo l’uso greco
(cavea di 28 gradini capaci di 2.000 posti); la monumentale
“basilica” nell’ ”agorà”, un
gigantesco portico con una grande galleria centrale, databile della tarda
età imperiale romana.
A Patti Marina in
contrada Plaia, su un’area
di circa 20.000
metri quadrati, si estende una villa romana di
età imperiale caratterizzata da un grande peristilio porticato e da
un’ampia sala triabsidata con pavimenti musivi policromi raffiguranti
animali domestici e belve feroci. Nel secondo nucleo della villa, si sviluppa
l’impianto termale ben conservato con il “frigidarium”,
il “tepidarium” e il “calidarium”.
Gioiosa Marea,
centro abitato sin dalla prima età del bronzo, nella grotta del Tono custodisce numerosi
frammenti di ceramica ad impasto e nell’antica Agatirno, odierna Capo
d’Orlando, reperti archeologici sono conservati presso la villa
Cangemi. A Naso, l’antica Naxida, testimonianze greche si trovano
nelle contrade Caganò, Caria,
Druino, Malò e Rupila.
San Marco d’Alunzio, l’antica Aleuntine, fondata
dall’acarnane Patron Turio,
fu fiorente centro romano come città decumana e quindi municipium.
Importanti sono i rinvenimenti nelle contrade Calvario, Araceli, Gebbia, Monte Scurzi, oltre al tempio di
Ercole, il Ginnasio e l’acquedotto romano. Ad Acquedolci, nella
grotta di San Teodoro, sono state
portate alla luce cospicue testimonianze risalenti al Paleolitico.
Dell’antica Apollonia, l’odierna San Fratello, presso la
contrada Monte Vecchio si
conservano la cinta muraria fortificata, i basamenti di alcune torri, gran
parte del tracciato viario e diverse epigrafi greche. Caronia Marina
è l’antica Calacte, fondata da Ducezio nel 446 a.C. e luogo di
nascita del retore Cecilio e dello storiografo Sileno. Importanti sono le
necropoli ellenistico-romane nell’abitato di Caronia, nella parte
bassa del colle San Teodoro, nelle vicinanze della chiesa
dell’Annunziata e del castello medievale. In contrada Sampieri è conservato un
acquedotto siculo dedicato a Demetra.
Mistretta, la sicana Amestrato, è notevole per il castello,
l’acropoli (contrada San Pietro)
e il tempio di Apollo, Cerere e Bacco (presso la chiesa di San Giovanni) e
a Capizzi, la sicula Capitino, diversi ritrovamenti archeologici sono stati
fatti in contrada Pirato.
Halaesa (che ha
dato il nome all’attuale Tusa), fondata da Arconide di Herbita
intorno al 403 a.C.
, si sviluppa su un ripido
pendio collinare all’interno di una cinta muraria fortificata
da torri quadrate, del tardo IV
sec. a.C. . L’ “agorà”, al centro
dell’agglomerato urbano con regolare conformazione viaria a
scacchiera attraversato da una grande arteria, il cardo maximus, con i portici circostanti e i resti di due
templi ellenistici, di cui uno probabilmente dedicato ad Apollo,
costituiscono le strutture architettoniche più cospicue
dell’antica città, insieme ai resti del teatro e
dell’acquedotto riutilizzato in epoca moderna (contrade Serra di Bruno, Spitale, Santa Venera e
Ciampoli).
A Naxos, prima
colonia greca siciliana (735
a.C.), esiste ancora un lungo tratto delle mura
urbiche in blocchi poligonali che, nel V sec. a.C., avevano già
circuito tutto il perimetro della città. Un “temenos”
(recinto sacro intorno ad un tempio) circonda le fondamenta del grande
tempio, probabilmente dedicato ad Afrodite: a sud-est di esso si trovano
delle fornaci per laterizi risalenti alla prima metà del sec. VI
a.C., il cosiddetto “quartiere dei vasai”.
Andromaco, padre
dello storico Timeo, fondò nel 358 a.C. Tauromenion (l’odierna
Taormina) anche se il sito era
già abitato sin dall’età del ferro da un gruppo di
siculi. A Taormina sono concentrate le più importanti testimonianze
di architettura romana, rare a trovarsi in Sicilia, a cominciare dallo
splendido teatro che sorge sul Monte Croce, una delle acropoli dell’antica città,
eretto probabilmente in epoca ellenistica (III sec. a.C.) durante il
governo di Gerone II. Quasi completamente rifatto alla fine del I sec. d.
C. in età romano-imperiale, quando subì trasformazioni per
essere adattato a spettacoli circensi quali i combattimenti di gladiatori e
le cacce di belve feroci, il teatro taorminese è, dopo quello di
Siracusa, il più grande in Sicilia.
L’
“Odeon”, piccolo teatro a pianta semicircolare con cinque cunei
di gradini, sorto tra il I ed il II sec. d. C. e destinato a recite di
poesie o esibizioni musicali di canti lirici o tragici, testimonia
anch’esso il grande interesse che i tauromenitani avevano per lo
spettacolo in tutte le sue forme. Ed anche per gli esercizi ginnici e le
attività sportive se la cosiddetta “Naumachia” del II
sec. d. C., altro non era se non uno scenografico fondale ( alla maniera
dei “ninfei” , come quelli di Aspendo e di Side in Asia Minore)
di uno “stadio” , cioè il pianoro dove si svolgevano le
gare di corsa a piedi.
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