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Miti e leggende dello Stretto di Messina
GLAUCO IL PESCATORE
Viveva a Messina,
nel IV sec. a.C., un pescatore di nome Glauco, bellissimo come un essere divino
e soprannaturale. Egli era solito pescare con la rete a maglie strette,
quella che i pescatori oggi chiamano “sciabbica”, al largo
dello stretto in direzione di Capo Peloro. Quando traeva nella sua barca le
reti, queste erano gonfie di pesci, frutto della sua grande perizia e
abilità di pescatore. Tornando, poi, a riva, le sirene accorrevano a
frotte per vederlo e cercare di ammaliarlo con i loro canti. Ma era tutto
inutile perché Glauco sapeva sempre come fare per sottrarsi ai loro
incanti.
Un giorno
cambiò la zona dove era solito recarsi a pescare e, dopo essere
tornato a riva con la barca carica di pesce, vuotò una rete su un
prato ma, appena i pesci si trovarono a contatto con l’erba,
guizzarono via e con grandi salti si rituffarono in mare. Stupito ma
perplesso alla vista di tale prodigio, volle provare con un’altra
rete e ancora una volta i pesci, come se spinti da una forza arcana e
soprannaturale, con ampie piroette riguadagnarono il mare.
Allora Glauco si
convinse che quell’erba possedeva strani e portentosi poteri, e,
vinto dalla curiosità, se ne portò un ciuffo alla bocca per
assaggiarla. Via via che masticava e inghiottiva sentiva che un senso di
freddo percorreva il suo corpo mentre una repentina e irrefrenabile
metamorfosi si compiva nella sua persona; le gambe si atrofizzarono e
unendosi si trasformarono in coda, le braccia in pinne mentre una fitta
squamatura coprì in poco tempo il suo corpo: era diventato un pesce.
Si tuffò in
mare e così cadde per sempre nel dominio delle sirene.
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